I dubbi e le incertezze delle famiglie sulla riapertura delle scuole
Il 14 Settembre riaprono le scuole. Lo sapevamo tutti da tanto, troppo tempo, ed in questi ultimi tre mesi noi genitori ed insegnanti ne abbiamo sentite di tutti i colori. Inutile ripercorrere il variegato e tragicomico susseguirsi di annunci, proclami e smentite che sono stati letteralmente sputati addosso alle famiglie in questo periodo, ma vale sicuramente la pena soffermarsi su ciò che c'è di certo: il nulla, o poco più.
Se è vero che la scuola è lo specchio della società, la mancanza di certezze su tempi e modi in cui le lezioni riprenderanno stanno lasciando milioni di genitori nell'impossibilità di programmare la vita familiare ed il lavoro.
Le istituzioni hanno avuto sei mesi di tempo per lavorare, pianificare ed assicurare un ritorno a scuola in sicurezza ai nostri figli, e invece ancora si discute su mascherine si, anzi no, trasparenti quelle degli insegnati; misurazione della temperatura a scuola, anzi no a casa; trasporti al 50%, ma visto che poi servono più mezzi allora possiamo usarli anche all'80%; mense; banchi; spazi… il tutto mentre ufficialmente stiamo ancora vivendo una pandemia globale e uno stato d'emergenza a carattere nazionale prorogato fino al 15 ottobre.
Questo virus esiste
Ne sono testimoni le tante, troppe famiglie che hanno pianto i loro cari. Non dimentichiamo quanti hanno visto uscire da casa mogli, mariti, genitori o figli con un'ambulanza e si sono visti restituire una bara chiusa, senza nemmeno la possibilità di dare loro una degna sepoltura con la celebrazione del funerale.
Oggi ci dicono che il virus è diffuso in tutta Italia, certo sembra meno aggressivo, ma complottisti e negazionisti a parte, la gente continua ad ammalarsi, anche vicino a noi. Cosa potrebbe accadere il 14 settembre se il ritorno a scuola alimentasse migliaia di nuovi focolai?
Andrà davvero tutto bene?C'è più di un sospetto che questa corsa alla riapertura, al ritorno alla normalità a tutti i costi oltre che da esigenze economiche sia dettata da un mero gioco politico: da una parte chi deve per forza dimostrare che tutto è stato fatto per il meglio e che "tutto andrà bene" e dall'altro chi deve gettare fango ad ogni costo sull'avversario politico. Noi cattolici però dovremmo rispondere al Vangelo e non ai partiti, e noi genitori cattolici dovremmo porci seriamente alcune domande.
In coscienza siamo disposti ad essere potenzialmente responsabili di focolai di infezioni nelle classi scolastiche? Siamo pronti a vederci strappare da casa i nostri figli se positivi per essere ricoverati e magari intubati in reparti Covid dove quasi sicuramente non ci sarebbe nemmeno permesso entrare? Era proprio necessario riaprire le scuole senza avere prima organizzato e pianificato tutto al meglio, con migliaia di docenti "fragili" a rischio esonero? Non era meglio, per il momento, aiutare le famiglie con forme di sostegno per proseguire la didattica a distanza magari limitando a un paio di volte a settimana la presenza in classe di piccoli gruppi a rotazione e nel rispetto del controllo anti-covid? Non vi sembra che rimettere in circolazione milioni di nostri figli senza alcuna sicurezza né ragione solo per calcoli politici sia un'inquietante contraddizione?
La vita reale
I bambini socializzano, è la loro indole, è la loro vita. Qualcuno crede davvero che resteranno immobili al loro posto con la mascherina? Immagino già le scene con i ragazzi del liceo che approfittando del banco con le ruote si avvicinano lentamente alla simpatia del momento, o i bambini delle elementari tentati di trasformare la classe in una pista d'autoscontro.
I nostri esperti dovrebbero avere chiaro prima di tutto che la vita reale è lontanissima dalle loro artefatte ricostruzioni pensate all'interno dei loro eleganti uffici studi.
Se il virus è davvero ancora una minaccia, allora non dobbiamo esporre i minori al pericolo.Se invece riavviare le lezioni in presenza è solamente un'operazione di marketing politico, allora noi genitori gridiamo: GIÚ LE MANI DAI NOSTRI FIGLI.