La Parola
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,46-52
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Parola del Signore.
Il Commento
Oggi vorrei raccontarvi la storia di Tommaso.
Tommaso è un bambino di dodici anni, vivace e sportivo. Un giorno, mentre si divertiva con gli amici a fare delle acrobazie con la bici, perse il controllo. Cadendo i suoi occhiali si ruppero e alcune piccole schegge di vetro gli entrarono negli occhi. I dottori dell'ospedale fecero un ottimo lavoro, ma Tommaso dovette stare con gli occhi bendati per diversi giorni.
Si ritrovò di colpo nel buio. Non poteva guardare la TV, giocare con la playstation o leggere. Non poteva vedere i visi dei suoi genitori, i fiori del giardino, i giochi nella sua camera. Tutto quello che poteva fare era starsene seduto sul suo letto.
Iniziò ad ascoltare la radio, ma si annoiava velocemente, la mamma gli faceva ascoltare degli audiolibri, ma dopo un po' si addormentava. Gli amici venivano a trovarlo, ma l'unica cosa che Tommaso desiderava era di poter togliere le bende e tornare a vedere. Si annoiava, ma più si annoiava, più si innervosiva, tanto che anche gli amici smisero di venirlo a trovare per provare a giocare con lui.
Una sera, solo e triste nel suo letto, iniziò a pregare: "Gesù, aiutami, fammi tornare a vedere." Con quella preghiera, Tommaso ritrovò un po' di pace nel suo cuore, e con la pace un po' di pazienza. Il Signore ascoltò la sua preghiera e lo aiutò a calmarsi. Ogni volta che si sentiva agitato, Tommaso si rivolgeva a Gesù con una preghiera e il suo cuore si tranquillizzava.
Finalmente arrivò il giorno tanto atteso. L'infermiere gli tolse le bende e Tommaso aprì gli occhi. Inizialmente gli sembrava che il mondo fosse tutto sfocato, ma poi la vista ritornò normale. Tommaso era felice, aveva voglia di correre e saltare, abbracciò i suoi genitori e nel suo cuore ringraziò Gesù per averlo accompagnato in quei giorni bui ed avergli donato tanta pace e tanta pazienza.
Questa domenica l'evangelista Marco ci racconta un miracolo di Gesù, ci parla di un uomo che per la prima parte della sua vita ci vedeva, poi aveva perduto la vista e per la sua fede in Gesù alla fine viene guarito.
Si tratta di un brano molto breve, ma ricco di dettagli importanti.
Per prima cosa i nomi: quando i Vangeli raccontano i miracoli, spesso dicono in modo vago "un uomo", "una donna". Mentre qui abbiamo nome e cognome: Bartimeo, figlio di Timeo. Nella città di Gerico queste persone dovevano essere ben conosciute, ecco perché Marco ci dà questi particolari. Ai lettori del suo tempo, l'evangelista sta dicendo: si tratta proprio di quel Bartimeo cieco che conoscete anche voi! È proprio lui, non un altro!
Bartimeo, siede lungo la strada a chiedere l'elemosina, come ogni giorno: l'essere cieco non gli permette di lavorare e quindi vive grazie alla carità della gente. D'improvviso, sente un vociare di folla e domanda: "Cosa sta succedendo?" Gli rispondono: "Sta passando Gesù di Nazaret". Bartimeo comincia a gridare: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!"
Nei giorni precedenti, mentre Gesù era in città, Bartimeo deve aver sentito parlare del Rabbi di Nazareth dalla gente che andava e veniva; può darsi che anche lui sia riuscito ad ascoltarlo, almeno una volta, mentre insegnava e annunciava il Vangelo. Nel suo cuore sono germogliate la fiducia e la speranza che proprio questo Maestro possa restituirgli la vista perduta. Perciò cerca in tutti i modi di attirare la sua attenzione.
I discepoli e le persone intorno, cercano di farlo tacere, ma Bartimeo grida ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!"
Lo chiama Figlio di Davide testimoniando così di riconoscerlo come il Messia, l'inviato di Dio che da secoli il popolo di Israele attendeva. Un cieco, riesce a vedere quello che gli altri non vedono.
Lo chiama per nome. Molti si rivolgono a Gesù chiamandolo Maestro, ma Bartimeo non ha paura di usare il nome proprio di Gesù, come si fa con qualcuno che si ama, come si fa con un amico.
Infine, il cieco di Gerico invoca: Abbi pietà di me! nella certezza che Gesù e lui solo può aiutarlo, guarirlo, salvarlo. Per questo grida con tutte le sue forze.
Gesù sente questa voce che chiama tra la folla e invita i discepoli a far avvicinare il cieco. L'evangelista Marco ci dice che Bartimeo balza in piedi pieno di gioia, getta via il mantello e si avvicina a Gesù.
Anche questo è un dettaglio importante: il mantello era prezioso per tutti al tempo di Gesù, ma ancora di più per chi era povero o per chi, come Bartimeo, era costretto a mendicare. Il mantello serviva a coprire il corpo durante il giorno, a riparare dal freddo e dal vento, e di notte si trasformava in coperta per dormire. Era un oggetto importante e nessuno lo lasciava incustodito.
Ora che sono di fronte, il Maestro gli domanda: "Che cosa vuoi che io faccia per te?"
Sembra una domanda inutile, è evidente qual è il problema di Bartimeo! Che bisogno c'è di chiedere?
Questa domanda invece è molto importante, perché indica ancora una volta la tenerezza di Gesù che ha così rispetto per ogni persona che non compie il miracolo fino a quando Bartimeo stesso non gli esprime la sua richiesta.
E il cieco risponde con commozione e sincerità: "Rabbunì, che io veda di nuovo!". Ora non lo chiama più per nome, non lo chiama Figlio di Davide, ma Rabbunì, che vuol dire: Maestro mio; usa parole tenere, affettuose, familiari.
"E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada."
Bartimeo ha dimostrato una grande fede ed è stata proprio questa sua fiducia profonda a rendere possibile l'azione dello Spirito. Ma quello che Bartimeo ha ricevuto è molto di più della vista, ora che ci vede di nuovo abbandona per sempre il suo cantuccio lungo la strada, dove sedeva a mendicare: non sarà più "il cieco che chiedeva l'elemosina", d'ora in avanti sarà un discepolo del Maestro.
L'Impegno
Bartimeo e il nostro Tommaso hanno perso la vista, erano accecati. Ma quante volte anche noi perdiamo la vista senza rendercene conto, quante volte anche noi 'siamo accecati dalla rabbia', 'siamo accecati dalla gelosia per un amichetto o un'amichetta o per nostro fratello o nostra sorella'. Quante volte 'siamo accecati dalla voglia di comprare la nuova playstation o quelle scarpe di marca o quel giubbotto che va di moda e non vogliamo capire che mamma e papà non possono comprarceli'. Quante volte 'siamo accecati dal pensare solo a noi stessi'.
Questa settimana allora fermiamoci a riflettere e chiediamoci: che cosa è che mi rende cieco?
Una volta che l'avremo capito, ci renderemo conto che come succedeva per Tommaso, quella nostra cecità ci rende nervosi, ci toglie la pace e potremmo ascoltare la voce di Gesù che cammina accanto a noi e ci chiede "Che cosa vuoi che io faccia per te?".
Se come Tommaso e Bartimeo, avrai il coraggio di dire nel tuo cuore: "Figlio di Davide abbi pietà di me", allora anche a te Gesù potrà dare una vista nuova!
Buona domenica