Si è concluso oggi a Loreto il 1° raduno di "Fraternità" intitolato "Tutti santi", l'esperienza ecclesiale nata durante il lockdown a partire dall'oratorio di don Alberto Ravagnani. Un evento che ha visto la partecipazione di circa 200 i giovani dai 16 ai 26 anni arrivati da diverse regioni d'Italia e che hanno condiviso preghiera, divertimento, catechesi e testimonianze.
L'invito è arrivato da don Alberto Ravagnani, il giovane sacerdote che dal suo oratorio alle porte di Milano, nel difficile periodo del primo lockdown, ha iniziato a dedicarsi ai ragazzi attraverso i social media.
La "community" nel corso del tempo è cresciuta e in questi giorni, al Santuario della Santa Casa, i legami iniziati sul web sono diventati amicizie concrete, con volti e mani che si sono finalmente incontrati.
Gli organizzatori hanno tenuto a spiegarci che "Fraternitá è una community di giovani che hanno deciso di camminare insieme verso la santità e che desiderano essere luce del mondo e sale della terra. Non è in un luogo, ma vive grazie alle relazioni condivise online e offline che ognuno vive nella propria realtà".
"I giovani che scelgono di fare questo cammino vogliono essere protagonisti della loro vita, essere Chiesa nella realtà proiettata nel futuro ancora da scoprire, è un dono per me poter essere qui con loro…": queste le parole di don Alberto Ravagnani che ha guidato l'evento.
Il programma di questi quattro giorni a Loreto, prevedeva momenti di preghiera comunitaria e personale, testimonianze, catechesi e condivisioni guidate da relatori che hanno dedicato la loro missione evangelica ai giovani: don Luigi Maria Epicoco, don Fabio Rosini (con videomessaggio), suor Roberta Verbania, Francesco Lorenzi dei The Sun, che si sono esibiti in uno stupendo concerto testimonianza, e Francesco Gallo dei Reale che ieri sera con le loro voci e i loro canti hanno animato un'adorazione eucaristica durante la quale Don Alberto e altri giovani sacerdoti, seduti a terra nelle piccole cappelle laterali del Santuario, si sono messi a disposizione dei ragazzi per un forte momento penitenziale.
L'adorazione eucaristica è stata introdotta da Don Bernardino Giordano, che ha definito l'adorazione eucaristica "una bomba". Adorare, ha spiegato il vicario della Prelatura, significa portare dentro. Quando ci mettiamo in adorazione di qualcuno, lo portiamo dentro di noi. Pensate a due innamorati, al loro sguardo di adorazione l'uno per l'altra. Quando guardiamo la persona che amiamo, quando ci fermiamo ad adorare i suoi occhi, il suo sorriso, la portiamo dentro di noi. Pensate a quando ci si ferma in adorazione davanti ad un neonato. Quel viso, quel corpicino, quella tenerezza infinita, la portiamo dentro di noi. E quando ci fermiamo davanti al corpo senza vita di una persona che amiamo. Quel nostro adorare quel corpo è portare dentro di noi i ricordi, la vita, la bellezza di quella persona.
Ecco, adorare Gesù vivo e vero nel sacramento dell'Eucarestia, significa portarlo dentro di noi, aprirgli il nostro cuore, la nostra anima, fargli spazio perché i suoi occhi diventino i nostri, le sue parole diventino le nostre, l'amore che ha saputo donare diventi amore donato.
E quei 200 giovani ieri sera, insieme ai ragazzi della Comunità Cenacolo e ai tanti ragazzi, famiglie e persone di questa città che ha ospitato e accompagnato questo evento, hanno aperto il loro cuore e la loro anima a Gesù, che è entrato con tutta la sua forte tenerezza e con tutto il suo amore a sconvolgere le vite di chi nel silenzio si è affidato a Lui.