La gioia con cui affrontiamo la vita testimonia la resurrezione di Cristo Alleluia! Gesù è risorto!
Già da sabato sera questo grido di gioia è risuonato in tutte le chiese. Un'acclamazione di giubilo che deriva da un antichissimo uso ebraico che vuol dire "lode a Dio" e che è diventato abituale nel linguaggio della Chiesa per esprimere la gioia di lodare il Signore, specialmente nel tempo pasquale.
Un grido di gioia che però in alcuni casi è rimasto mezzo soffocato all'interno delle pareti di quelle chiese. Quanti di noi hanno veramente portato a casa la gioia della resurrezione? Quanti di noi sono riusciti a trasmetterla? Basta dare un'occhiata ai messaggi d'auguri che ci siamo scambiati, magari appena usciti dalla chiesa, con il cellulare in mano. Ti auguro una felice Pasqua. Serena Pasqua a te e famiglia. Messaggini con foto primaverili con fiori, pulcini ed ovetti…
In questi di giorni di Pasqua, siamo riusciti a comunicare a tutti la gioia di Cristo risorto che ha vinto la morte e il peccato, o a volte ci siamo sentiti esagerati, e magari ci siamo anche vergognati, preferendo frasi di circostanza alla testimonianza della gioia e della fede?
Dio è morto
"Se la vostra fede vi rende beati, datevi da conoscere come beati! Se la lieta novella della vostra Bibbia vi stesse scritta in faccia, non avreste bisogno di imporre così rigidamente la fede. (Friedrich W. Nietzsche Umano, troppo umano 1878).
Partendo da queste provocazioni, il filosofo Friedrich W. Nietzsche, arrivò a dichiarare che "Dio è stato ucciso nell'indifferenza e nella disattenzione con la furbizia e il compiacimento dell'uomo mediocre. Dio è morto tra uomini addomesticati e vili, senza la tragedia che l'enormità del fatto avrebbe dovuto comportare".
Ma come, direte voi, siamo nella settimana di Pasqua e parliamo della morte di Dio?
La Pasqua mistero di morte e di vitaEbbene sì, perché la Pasqua è un mistero di morte e di vita, di croce e di risurrezione, saldamente impastate insieme. Noi crediamo che Cristo è morto e risorto, ma troppo spesso viviamo, agiamo e parliamo come se i primi a non esserne completamente convinti siamo proprio noi. Non portiamo stampata in faccia la gioia della resurrezione, la Buona Novella della Bibbia. Non testimoniamo con la vita la nostra fede nella salvezza.
Rischiamo di cadere in quella che Papa Francesco nell'Evangeli Gaudium chiama la psicologia della tomba, "che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo. Delusi dalla realtà, dalla chiesa o da sé stessi, vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore."
E così non siamo capaci di trasmettere al mondo la gioia di essere figli amati di un Dio Padre e diventiamo complici di un pensiero e di una società che sta lentamente uccidendo Dio, così come sta lentamente e inesorabilmente uccidendo la famiglia perché noi sposi cristiani non riusciamo a testimoniarne la bellezza.
Noi due come i discepoli di Emmaus
Troppe volte camminiamo nei nostri matrimoni con lo stesso passo che avevano i discepoli di Emmaus. Tristi e delusi, da una relazione di amore coniugale, così fresca e scoppiettante all'inizio ma che si è poi ingiallita con il tempo, appesantita e affossata dalla stanchezza che diventa una scusa per non pregare, dalle critiche, dalla ricerca di spazi e tempi di libertà, dai progetti non più condivisi, dal sarcasmo, dai silenzi e da una lunga serie di eccetera che racconterebbe la storia di ogni coppia.Eppure il Risorto cammina con i discepoli di Emmaus, così come cammina con noi; è venuto ad abitare con noi, nella nostra casa nel giorno delle nostre nozze, e non ci ha mai abbandonato. È per questo che le parole dell'angelo alle donne oggi sono anche per noi: "Non abbiate paura!"
Non temete il peso delle vostre fragilità, non temete la stanchezza, quel buio che a volte vi avvolge come la morte. Non temete se il vino sembra essere finito; continuate a riempire le giare con l'acqua delle vostre debolezze, dei vostri difetti e dei vostri limiti, consapevoli che a fare il vino buono ci pensa Lui.
Se noi coppie cristiane camminiamo con Gesù, se ci facciamo guidare dallo Spirito, allora anche noi potremo dire «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via?». E potremo riprendere a camminare insieme senza indugio con quel fuoco vivo nel cuore che riaccende il nostro amore, che fa risplendere i nostri volti così che chi incrocerà il nostro sguardo, o ci vedrà insieme potrà dire: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Buon cammino