La Parola
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 24,46-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Parola del Signore.
Il Commento
Sapete che cosa vuol dire la parole "ascensione"?
È una parola che viene dal latino, dal verbo latino "ascendere" che vuol dire "salire". Da lei deriva anche la parola "ascensore", quella scatola meccanica che ci permette di salire di molti piani, senza fare fatica. Certo in quei palazzi lo si usa anche per scendere, ma poi ci sono anche dei pigroni tipo i miei ragazzi che lo prendono anche per scendere poche rampe di scale, ma come dice il suo nome, l'ascensore è nato per andare verso l'alto, per salire!
E infatti, il brano dell'evangelista Luca che abbiamo appena ascoltato, ci dice che i discepoli rivolgono lo sguardo verso l'alto, perché vedono Gesù che, dopo averli benedetti, "si staccò da loro e fu portato su nel cielo".
E dov'è che sale il Signore?
Gesù, dopo la Risurrezione e le apparizioni agli Apostoli, ha ormai concluso la sua missione sulla Terra e torna dal Padre. È un avvenimento così importante che nel Nuovo Testamento ne parlano sia i Vangeli che gli Atti degli Apostoli.
Se avete fatto attenzione alle le letture di oggi avrete fatto caso che abbiamo ascoltato per due volte il racconto dello stesso episodio: nella Prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, e poi nel brano tratto dal Vangelo di Luca.
In tutti e due i racconti, ci sono espressioni che parlano di Gesù che s'innalza, si solleva: "Fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo" ci dice il brano tratto dagli Atti degli Apostoli.
E il Vangelo afferma: "Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo."
Dunque, sembra certo che gli Apostoli che hanno assistito a questo ultimo saluto di Gesù dopo la Resurrezione, abbiano avuto l'impressione di vederlo salire, innalzarsi.
Gesù è Dio. È Dio come il Padre. È Dio insieme al Padre: ecco perché la Parola ci dice che "fu portato verso il cielo". Quello è il posto di Dio, quello è il posto che spetta anche a Gesù.
Se fino ad ora i discepoli avevano riconosciuto in Gesù il Maestro, il Rabbi, ora lo riconoscono come Dio, fino al punto che, come dice il Vangelo, lo adorano. Solo Dio si adora, nessun altro. Le persone sono da amare, le creature tutte sono da rispettare, solo Dio va adorato.
I discepoli, adorando il Signore che sale al cielo, riconoscono che proprio quel Gesù che ha camminato per la strada con loro, proprio il Maestro di Nazareth che è stato crocifisso ed è morto per amore, proprio Lui che è risorto dalla morte, è Dio, proprio come è Dio il Padre.
Questa è veramente l'ultima volta che gli Apostoli vedranno Gesù faccia a faccia, occhi negli occhi, l'ultimo saluto. Un incontro pieno di tenerezza, dove il Maestro parla con amore, spiega ancora una volta, riferendosi alle Scritture, come tutto quello che gli è accaduto, fosse già stato preannunciato dai profeti: "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno".
Poi li incoraggia: ora tocca a loro!
"Di questo voi siete testimoni". È come se stesse dicendo loro: ecco, io vado, ora tocca a voi essere testimoni di tutto quello che avete visto e udito. Dovrete essere testimoni cominciando da Gerusalemme per andare poi nella vicina Giudea, ma anche più lontano, come in Samaria, e poi ancora più lontano, sempre di più… ovunque, fino a raggiungere i confini della Terra!
È bello sapere che i discepoli devono cominciare il loro annuncio da posti vicini, dai luoghi che conoscono bene, quelli in cui vivono, e poi pian piano dovranno spingersi verso luoghi che neppure immaginano, in paesi sconosciuti, fino ai confini del mondo.
Si comincia così, a piccoli passi, si fa esperienza nel quotidiano, per potersi poi lanciare verso grandi imprese.
C'è anche un altro elemento che ritorna nella narrazione del Vangelo e in quella degli Atti: la promessa dello Spirito Santo.
Dice Gesù negli Atti: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi". E nel Vangelo spiega: "Io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso".
È lo Spirito Santo il solo che può dare la forza per annunciare in Vangelo! Gli apostoli, da soli, non ce la farebbero, sarebbero troppo spaventati! Ma lo Spirito Santo, che viene dal Padre, è il compimento di ogni promessa e rende i discepoli capaci di rendere testimonianza, di annunciare Gesù senza paure, di partire e andare lontano dalle proprie case per portare a tutti la Bella Notizia del Vangelo con un coraggio e una fede che non avrà timore neppure del martirio.
"Di questo voi siete testimoni".
Questa frase cari ragazzi non vale solo per i suoi discepoli di allora, ma è rivolta anche a noi, ci riguarda da vicino. Siamo chiamati anche noi ad essere suoi testimoni.
Certo qualcuno di voi potrà obiettare dicendo: - Ma non è possibile! Noi non c'eravamo, come possiamo essere testimoni? -
Un testimone in effetti è qualcuno che era presente, che ha visto con i suoi occhi, che può giurare in tutta sicurezza di dire la verità, perché quello che racconta è accaduto davanti a lui e se lo ricorda, proprio come gli Apostoli.
Ma noi come possiamo essere dei veri testimoni? Non sappiamo che volto avesse Gesù, non sappiamo come sorridesse o quale fosse la sua voce. Noi non lo abbiamo mai visto, quindi non potremmo davvero dire di essere suoi testimoni!
Ma siete proprio sicuri che voi non conoscete Gesù? Certo, non potete dire di che colore aveva gli occhi o quanto era alto, ma davvero non lo conoscete? Magari non sapete qual era la forma del suo naso o il suo piatto preferito, ma se qualcuno vi chiedesse di Lui, rispondereste davvero che non lo conoscete?
In realtà qualcosa di Lui sappiamo, anzi direi che sappiamo molto. Sappiamo come ha vissuto, sappiamo com'è morto, sappiamo che cosa diceva quando predicava sui sentieri della Palestina. Sappiamo che voleva bene ai bambini, sappiamo che amava la vita, che ci ha insegnato a perdonare.
L'impegno
Io non ho mai visto il Signore Gesù, ma so che lo incontro ogni volta che abbraccio mia moglie, ogni volta che stringo a me i miei figli, ogni volta che vedo il sorriso dei miei genitori. E lo stesso è per voi. Gesù è nelle coccole di vostra madre, nell'abbraccio di vostro padre, nel bacio della buona notte, nei volti sorridenti dei vostri nonni, nelle mani dei vostri amici.
E poi, noi incontriamo Gesù ogni volta che ascoltiamo il Vangelo, ogni volta che facciamo la Comunione, ogni volta che chiediamo perdono andandoci a confessare.
Anche se non l'abbiamo visto in faccia, noi sappiamo che Gesù c'è, è vivo, è risorto, ci vuole bene! Questo sì che possiamo testimoniarlo!
Possiamo testimoniare in che modo vivono le persone che credono in Gesù: come si amano, come condividono, come si aiutano, possiamo testimoniare quello che il Maestro e Signore ci ha insegnato: il Padre Nostro, il comandamento dell'amore, l'invito a perdonare e ad amare anche i nostri nemici.
Che ne dite? Vi sentite testimoni del Signore Risorto?
Magari, ci sentiamo un po' spaventati, ci scopriamo deboli di fronte a qualcosa di così grande.
Ebbene: chiediamo il dono dello Spirito Santo!
Viviamo questa settimana chiedendo al Signore di riempirci del suo Spirito, perché ci dia la forza di essere veri testimoni di Gesù Risorto.
Testimoni di Cristo in ogni giorno della nostra vita, cominciando da vicino, dalla nostra casa, dal cortile del condomino, dalla nostra classe e poi, chissà… fino ai confini del mondo!
Buon cammino, e buona festa dell'Ascensione