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A San Valentino regaliamoci "NOI"

In tutto il mondo, o quasi, domenica 14 febbraio, si festeggerà San Valentino, patrono degli innamorati

Pochi sanno che la festa di San Valentino, tra le più popolari del mondo, venne istituita ufficialmente nel 496 d.c. da Papa Gelasio I per far "sparire" i Lupercalia, una festa pagana che diventava sempre più imbarazzante e poco aderente alla moralità cristiana celebrata proprio tra il 13 e il 15 febbraio.

Ma chi era San Valentino, e perché è il patrono degli innamorati?

La tradizione ci ha tramandato svariate versioni, ma non vi è alcun dato certo sui motivi e sulle ragioni di questa scelta. Secondo alcune fonti, San Valentino era un vescovo vissuto a nel terzo secolo e divenuto rapidamente famoso per i suoi miracoli: guarì epilettici e restituì la vista a una fanciulla pagana, portando alla conversione l'intera famiglia.

San Valentino fu il primo a celebrare l'unione tra una cristiana e un pagano, Sabino e Serapia. Lui era un centurione romano e pagano, lei una fervente cristiana. Quando i due riuscirono finalmente a vincere le resistenze dei genitori di lei grazie al battesimo di Sabino e alla fede della ragazza, questa si era già ammalata di tisi. Non volendo separarsi da lei, Sabino si rivolse a San Valentino il quale benedì le loro nozze e pregò per l'eternità del loro amore. I due morirono abbracciati e ancora oggi a Terni dove sono state ritrovate dieci anni fa, le loro ossa riposano in quella postura.

Il vescovo, però, pagò cara questa decisione tanto da essere martirizzato, diventando così simbolo dell'amore. 

E tu saresti disposto a morire per amore?

O meglio, cosa sei disposto o disposta a far morire in te per far sopravvivere la tua coppia, il tuo matrimonio? A volte è più facile pensare al gesto eroico estremo piuttosto che fermarci a riflettere e chiamare per nome tutti quei nostri piccoli o grandi vizi, atteggiamenti, discorsi che uccidono la coppia.

Siete pronti a far morire l'orgoglio, l'egoismo, a modificare i tratti più esagerati del vostro essere?

Sei pronta a far morire quella parte di te che è sempre pronta a criticarlo, quella parte che non ha mai davvero tagliato il cordone ombelicale con la famiglia d'origine e che ora non vuole tagliare il cordone ombelicale con i figli?

Sei pronto a far morire quella parte di te che pensa che il matrimonio e la famiglia ti stiano bloccando la carriera, o quella parte che ha deciso che nulla è più importante del lavoro, dell'arrivare? Sei pronto a smettere di guardare le tue colleghe con occhi che non vorresti si posassero su tua moglie? Sei pronto a smettere di perderti nella pornografia?

Se ci fermiamo davvero un istante a riflettere, ognuno di noi saprà riconoscere e chiamare per nome i propri difetti, i propri vizi, quei comportamenti e quei peccati che feriscono il coniuge o che stanno lentamente spengendo la fiamma del nostro amore. Ogni giorno ci giochiamo il "noi", che è molto più grande e prezioso di quello che ciascuno di noi è separatamente.

Amare richiede una decisione

Che bella l'immagine di Serapia e Sabino che muoiono abbracciati. Il poeta cristiano Paul Claudel ha riassunto bene la grandezza della vita di coppia: "Il vero amore è dono reciproco che due esseri felici fanno liberamente di sé, di tutto quello che sono e che hanno. A Dio è sembrata una cosa così grande che l'ha resa un sacramento".

Ma l'amore non è un mero sentimento, perché amare richiede una decisione salda. Dobbiamo lavorare su noi stessi anziché cercare di cambiare l'altro, ma questo lavoro va fatto insieme, con la grazia di Dio e attraverso la preghiera.

"Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l'innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare" – Papa Benedetto XVI

Buon San Valentino 

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