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Un Asilo Montessori al Bukumbi Leprosy Camp in Tanzania

 Il racconto di come l'incontro personale con la lebbra, ha cambiato i nostri cuori e fatto nascere una speranza nuova

"Perché il malato di lebbra cessi di essere lebbroso, bisogna guarire quelli che stanno bene. Bisogna guarire quelle persone terribilmente fortunate che siamo noi da un'altra lebbra, singolarmente più contagiosa e più sordida e più miserabile: la paura. La paura e l'indifferenza che troppo spesso essa porta con sé." (R. Follereau)

Domenica scorsa è stata la 69^ Giornata mondiale dei malati di Lebbra voluta dal 1954 da Raoul Follereau.

In un momento storico così delicato, dopo due anni di emergenza mondiale per la pandemia da Covid, parlare di lebbra, sembra essere fuori posto, anacronistico. Eppure ogni anno si scoprono oltre 210.000 nuovi malati di lebbra, 575 persone ogni giorno vengono colpite da questa malattia infettiva che lentamente, giorno dopo giorno divora il corpo del malato.

Potrebbe sembrarci una malattia distante, non soltanto da un punto di vista temporale ma anche geografico, eppure la lebbra è ancora oggi una malattia presente in più di 120 paesi del mondo con l'India e il Brasile che da soli rappresentano il 70% dei casi. Un documento diffuso dall'Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, dichiara che ogni anno nel nostro Paese si diagnosticano dai 6 ai 9 nuovi casi che si presentano come patologia di importazione. Ovvero, si tratta di italiani che hanno soggiornato all'estero in Paesi con lebbra endemica o migranti provenienti da questi Paesi. Non possiamo certo dire quindi che si tratti di una patologia debellata, anche se oramai attraverso un'associazione di farmaci che si chiama polichemioterapia è possibile guarire. Purtroppo però in molti paesi dell'Africa, dell'Asia, del Sud America l'accesso ai servizi e la loro qualità è molto scarsa, per cui le persone malate a volte arrivano alla cura tardivamente, con delle disabilità già presenti e purtroppo permanenti.

L'incontro con la lebbra

Raoul Follereau, giornalista, scrittore e poeta, scoprì questo mondo di sofferenza nel 1936, quasi per caso. Inviato dal direttore di un quotidiano argentino in Africa sulle orme di Padre Charles De Foucauld, durante il viaggio, bloccato da un imprevisto, vide emergere dalla foresta gente con i corpi corrotti dalla malattia. Scioccato da quell'incontro, decide di dedicarsi da quel momento ai lebbrosi, di cui fino a poco prima ignorava l'esistenza.

L'incontro con la lebbra è un evento che ti segna per sempre. Non puoi guardare negli occhi delle persone che sono lentamente ed inesorabilmente letteralmente divorate dalla malattia e rimanere indifferente. Quell'incontro Diane ed io lo abbiamo fatto in Tanzania nel 2004. Io lavoravo per un'importante azienda italiana e lei insegnava inglese, come volontaria in un centro per il recupero di giovani colpiti dall'HIV gestito dalle Missionary Sisters of Our Lady of Africa. Una di quelle suore, Sr. Anna Brigitta, si occupava fra le altre cose di un campo per lebbrosi, il Bukumbi Leprosy Camp.

Il Bukumbi Leprosy Camp

Per anni Sr. Anna da sola, ha affrontato la sua battaglia per prendersi cura di questa comunità. Ogni martedì caricava la sua vecchia Toyota con zucchero, farina di mais, farina di grano, lardo, miglio, pesce essiccato, sale, sapone e vasellina e partiva per il campo per distribuire il tutto.

Uno di quei martedì, Diane è salita su quella vecchia Toyota con lei, ed ha scoperto una realtà inimmaginabile. La settimana dopo siamo tornati al campo insieme, e da quel momento abbiamo deciso che avremmo aiutato Sr. Anna a prendersi cura di quella piccola grande comunità.

Il campo si trova a poco più di 40Km da Mwanza, ma per raggiungerlo occorre più di un'ora di strada. Raccontare le immagini, le sensazioni, le emozioni provate la prima volta che siamo entrati in quel luogo, sarebbe sicuramente limitativo, pertanto abbiamo deciso di condividere con voi questo breve video. 

 Siamo in Tanzania, sulle sponde del Lago Vittoria, nella regione di Mwanza. Siamo in un paese conosciuto per la sua bellezza, per il Serengeti, per Zanzibar. Ma quel Paese che a noi offre mete di turismo e divertimento, ha al suo interno quelle realtà di povertà e miseria che sono purtroppo comuni a molti Paesi Africani.

Il Bukumbi Leprosy Camp è stato istituito dal Governo dellaTanzania nel 1972 con l'obiettivo non dichiarato di radunare i lebbrosi lontano dalla città, principalmente con l'intento di liberare le strade da malati e mendicanti con il pretesto di offrire loro un tetto, terra da coltivare e la protezione di una fantomatica organizzazione governativa che avrebbe dovuto prendersi cura delle loro necessità base come cibo ed assistenza medica. La ragione che ha spinto questa gente ad accettare un tale destino va ricercata nel profondo delle radici culturali dei villaggi africani, dove un lebbroso e la sua famiglia sono considerati una maledizione per l'intera comunità, tanto che in questa zona sono ancora molti i casi di "stregoneria" operati suimalati con l'intento di eliminarli fisicamente.

Il campo ospita 155 lebbrosi con le rispettive famiglie, i bambini e qualche anziano. Purtroppo ci sono ancora sporadici nuovi casi di lebbra, ad indicare che questa piaga è ancora una minaccia.

La malattia ha già divorato a molti di loro dita, mani, piedi, arti interi. Hanno bisogno costante di cure e medicine.

Il campo è circondato da una comunità formata perlopiù dai familiari dei pazienti. Figli, obbligati dalle regole a lasciare il campo quando raggiungono la maggiore età, che vengono poi gettati in pasto ad una società ignorante che non sa e non vuole accettarli. Per loro è praticamente impossibile trovare un lavoro o un partner fuori dal campo. Hanno addosso quell'invisibile e pesante marchio "lebbroso" che si ritrovano cucito sulla pelle solo perché hanno un familiare nel campo.

Sr. Anna, nel corso degli anni, è riuscita a motivare un gruppo di giovani che hanno iniziato a coltivare ortaggi in un terreno nei pressi del campo. Ogni settimana invece di approvvigionarsi dalla città, compra gli ortaggi per i malati del campo da questi giovani. In questo modo è riuscita a renderli autosufficienti dando un esempio da seguire agli altri. Ogni persona nel campo ne riceve una piccola quota che sarà il sostentamento di una settimana.

Il campo ospita anche tanti bambini, alcuni purtroppo malati, altri orfani, ma tutti malnutriti, vestiti di pochi stracci e senza altra prospettiva se non quella di crescere all'interno dei confini del "leprosy camp".

L'Asilo

Il sogno di Sr. Anna è sempre stato quello di poter dare un futuro a questi bimbi, di mandarli a scuola, di integrarli con la vita dei villaggi vicini.

Da qui l'idea.

Con una spesa pari a circa 5.000 Euro, abbiamo acquistato un piccolo terreno adiacente al campo, abbiamo costruito un asilo con attigua sistemazione per l'insegnante e un bagno esterno, abbiamo provveduto a tutto il mobilio necessario e lo abbiamo donato alla congregazione.

È nato così l'Asilo Montessori al Bukumbi Leprosi Camp, un luogo che nei suoi dodici anni di attività ha formato più di 400 bambini. Quest'anno ospitiamo 37 bambini, fra cui diversi provenienti dai villaggi che circondano il campo e che all'asilo non troveranno solo un'insegnante che si prenderà cura della loro preparazione, ma anche un pasto caldo, in alcuni casi l'unico che avranno a disposizione nell'intera giornata, e un ambiente pulito e sereno dove crescere e imparare relazionandosi con gli altri.

La fame di un futuro migliore insieme alla forza ed alla dedizione di Sr. Anna e di tutti i volontari e collaboratori che rendono vivo questo progetto hanno realizzato questo sogno. Per quei bambini e per le loro famiglie in un piccolo villaggio sul Lago Vittoria in Tanzania, la lebbra non è più un tabù.

Per loro non è stato così difficile capire che oggi la lebbra è una malattia curabile, che la lebbra non è una malattia a carattere genetico, che essere figli di un lebbroso non vuol dire essere destinati a diventarlo.

Loro hanno capito e sperimentato che il contagio non si propaga con l'aria, ma solo con il contatto prolungato e solo se la persona sana ha delle ferite aperte, ma soprattutto che la lebbra è una malattia come tante: e come per tante altre malattie l'ignoranza e la paura servono solo a condannare chi ha avuto la sfortuna di ammalarsi.

La raccolta fondi

Una volta rientrati definitivamente in Italia, per riuscire a sostenere le spese dell'asilo abbiamo fondato una ONLUS che è riuscita a creare una rete di donatori che ci hanno sempre fedelmente supportato. Il 2021 è stato però un anno di cambiamenti a livello legislativo in Italia per ciò che riguarda il terzo settore, e per noi, con le nostre piccole risorse, continuare ad operare come ONLUS significherebbe utilizzare buona parte di quanto riusciamo a raccogliere solo per far fronte alle spese che ne deriverebbero.

A malincuore abbiamo quindi deciso di chiudere la ONLUS, ma non di abbandonare i "nostri bimbi". 

Abbiamo quindi pensato di creare una campagna per raccogliere nel corso dell'anno la somma che ci permetterà di aiutare Sr. Anna a pagare gli stipendi di chi lavora nell'asilo, a garantire un pasto caldo ai bambini, delle uniformi, il materiale scolastico, ed un luogo pulito e sicuro dove crescere. Sì, tutto questo con soli 5.000 € all'anno.

Aiutaci a fare la differenza, aiutaci a sostenere l'Asilo Montessori al Bukumbi Leprosy Camp.

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