La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie?
Abbiamo da pochi giorni celebrato i Santi e i cari defunti e il nostro sguardo è ancora rivolto al cielo, alla vita che ci attende dopo questo pellegrinaggio terreno. Gesù nel Vangelo di ieri ci dice che «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito».
E allora che ne sarà di noi sposi in cielo?
Per cercare di dare una risposta a questo interrogativo, dobbiamo fare un passo avanti, e provare ad entrare in un'altra dimensione che non è più quella spazio-temporale. Abbiamo bisogno di guardare la nostra vita e la nostra relazione alla luce dello Spirito Santo, di quel dono immenso che ci è stato consegnato nel giorno in cui abbiamo unito le nostre vite e le nostre storie davanti al Signore.
Abbiamo bisogno di cambiare il nostro sguardo, e guidati proprio dalle parole del passo del Vangelo di Luca, cambiare anche il nostro linguaggio.
Appartenere è più che possedere
Per cogliere a fondo la novità che Cristo ha preparato per noi sposi, proviamo ad osservare la differenza fra il linguaggio che adottano i sadducei e quello di Gesù nella sua risposta. Mentre i primi utilizzano espressioni come "avere moglie, prendere moglie…", Gesù va oltre questa concezione di possesso, ci spiega che di là sarà tutto diverso. In questa nostra vita terrena, di qua, abbiamo bisogno delle nostre certezze e dei nostri diritti di proprietà, vogliamo la nostra moglie, il nostro marito, i nostri figli, la nostra casa, ma tutto questo, e tutto quello che pensiamo di aver conquistato solo per noi, di là non avrà più senso, perché non esisterà più il mio e il tuo, poiché tutti saremo in Cristo.
La vita non è tolta, ma solo mutata
Ogni singola vita, non è tolta, ma solo mutata, e questo vale anche per la vita degli sposi, difatti nella vita eterna la nostra relazione coniugale non è tolta, stroncata, scissa ma rinnovata.
Se Gesù stesso ha detto che non si deve dividere ciò che Dio ha unito, e che tutto quello che sarà legato sulla terra sarà legato in cielo, se Dio stesso ci ha uniti in matrimonio sulla terra, come potrà dividerci in cielo?
Il giorno del nostro matrimonio, Dio ci ha consegnato l'uno all'altra, ci ha donato l'uno all'altra, ci ha legati l'uno all'altra, in una relazione che è iniziata davanti a quell'altare e che durerà per sempre.
Amando mia moglie, donandole me stesso, ricambiando il suo amore, io amo Dio, dono me stesso a Lui e ricambio quell'amore immenso che Egli ha per me.
Il matrimonio non è possesso ma è una relazione di reciprocità che si vive nell'amore e nella libertà, un riflesso genuino della Trinità stessa, dell'amore infinito in cui saremo immersi quando saremo nella vita eterna, dove la nostra gioia sarà avere accanto quell'uomo o quella donna con cui abbiamo condiviso tutto l'amore che ci siamo scambiati, tutti i gesti di tenerezza, di cura, di intimità, di perdono, di ascolto, di condivisione di gioie e dolori. Tutto ciò a patto che riusciremo a raggiungere il paradiso!
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