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Passaggio a Nord Ovest... in due

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La ricerca del Passaggio a Nord Ovest e la ricerca della Felicità nella Coppia

La ricerca del Passaggio a Nord Ovest è certamente una delle storie più affascinanti dell'esplorazione marittima e a nostro avviso ci può aiutare a trovare la giusta rotta per il nostro viaggio di coppia alla ricerca della felicità.

La spedizione

Il 19 Maggio del 1845, in un caldo giorno di primavera, due possenti navi da guerra della Marina militare britannica, l'HMS Erebus e l'HMS Terror, lasciarono gli ormeggi nel Tamigi, con un equipaggio di 134 volontari della marina britannica, e imboccarono il canale della Manica dirigendosi verso nord-ovest. Si trattava della più imponente spedizione artica che il governo inglese avesse mai realizzato per trovare il tanto agognato Passaggio a Nord Ovest, una via navigabile che avrebbe dovuto mettere in comunicazione diretta Europa e Asia passando attraverso i ghiacci del Canada. La missione guidata da Lord Franklin avrebbe dovuto essere l'ultima e quella definitiva dopo oltre quattro secoli di missioni esplorative avevano logorato alcuni dei più esperti e valorosi marinai, ognuna delle quali tornata con parecchi uomini in meno e ben pochi risultati in più.

L'errore nella scelta dei mezzi

La rotta prevista passava a sud della Groenlandia, per inoltrarsi verso ovest nello stretto di Lancaster; da lì le due navi si sarebbero dirette ancora a sud ovest, cercando di trovare un passaggio navigabile a nord della costa canadese, fino in Alaska. La previsione era di completare il viaggio in circa tre anni.

Come era già accaduto in tutte le spedizioni precedenti, non c'era modo di evitare che durante l'inverno il ghiaccio in espansione della banchisa bloccasse le navi per molti mesi, e in molti casi le navi avevano subito danni quasi irreparabili. Questa volta però la spedizione poteva contare su scafi molto più robusti della media e l'intento era di sfruttare la morsa dei ghiacci invernali per farsi trasportare durante la stagione più fredda, per poi riprendere a navigare con il disgelo estivo.

Questa scelta si rivelò un'arma a doppio taglio. Arrivati alla fine dell'estate artica, invece di resistere alla morsa dei ghiacci facendosi inglobare e trasportare, le navi si ritrovarono stritolate e immobili. Per sfruttare il movimento dei ghiacci senza restarne vittima sarebbe servita un'imbarcazione simile alle canoe inuit: piccola, leggera, di minore pescaggio e con la curva dello scafo pensata apposta per assecondarne la spinta. 

Equipaggiamenti inadeguati, risultati disastrosi

Nonostante l'esperienza acquisita in quasi trent'anni di spedizioni e la conoscenza delle abitudini delle popolazioni artiche, la maggior parte dei marinai affrontò le regioni polari munito della sola divisa d'ordinanza in versione invernale: camicie e pantaloni di tela, stivali di cuoio rigido, maglioni e guanti di lana. Nell'equipaggiamento degli ufficiali c'era un discreto numero di pellicce, ma a nessuno venne in mente di adottare la praticità degli abiti degli inuit, le popolazioni artiche, che erano invece fatti interamente di pellicce.

Le cambuse contenevano razioni di alimenti conservati o in scatola sufficienti per tre anni, ma a causa della scarsa pianificazione, furono ordinati solo sette settimane prima della partenza, obbligando il fornitore a lavorare in fretta. I barattoli consegnati erano saldati così male che il piombo usato per sigillarli entrò a contatto con il cibo, avvelenandolo.

Le navi erano state dotate anche di un rudimentale sistema di dissalazione dell'acqua marina che forniva acqua fresca e più "potabile" di quella conservata nei barili, ma faceva passare l'acqua all'interno tubi di piombo, avvelenando in modo invisibile l'equipaggio sin dai primi giorni di navigazione.

Equipaggiamenti preparati con poca cura, in modo superficiale, a cui si aggiunsero strumenti musicali, costumi teatrali, materiale scolastico, strumenti di rilevazione scientifica e una biblioteca di circa 5000 volumi. La sala da pranzo degli ufficiali era dotata di porcellane e posate d'argento, ma le scorte di carbone si rivelarono insufficienti.

La spedizione fu un fallimento totale. Le imbarcazioni, proprio come tutti i membri dell'equipaggio, sparirono nel nulla dopo esser state avvistate poco prima di King William Island, nell'Artico canadese e non furono mai più ritrovati. 

Il viaggio della coppia

Il viaggio che due sposi intraprendono quando decidono di unire le loro vite nel Signore, è un po' come una spedizione, una missione alla scoperta di territori nuovi, sconosciuti, lontani. Per poterlo affrontare nel modo giusto, per non rischiare di perdersi fra le onde della vita, fra i ghiacci delle delusioni e le nebbie dei problemi, bisogna prepararsi con attenzione e gli errori commessi da Lord Franklin possono venirci in aiuto.

Innanzitutto c'è la necessità di capire se i mezzi che abbiamo a disposizione per il viaggio sono adeguati, se l'imbarcazione che abbiamo costruito durante il periodo del fidanzamento è abbastanza robusta per affrontare le intemperie e abbastanza accogliente per farci sentire sempre amati e sostenuti anche nei momenti in cui tutto intorno a noi sembrerà affondare. Un discernimento importante che può e deve essere fatto insieme durante un corso di preparazione al matrimonio.

Poi si deve studiare la rotta, e avere bene in mente la meta. Bisogna costruire un progetto di vita condiviso, dove tutte le scelte sono fatte di comune accordo, dalle più belle come scegliere il luogo per una vacanza, alle più difficili, a volte drammatiche come quando ci si trova davanti ad una malattia.

Il matrimonio potrebbe sembrare una traversata in solitaria, ma ogni coppia ha il suo equipaggio più o meno presente, più o meno invadente, che andrà modificandosi durante il viaggio. Ci sono le famiglie d'origine, i figli, gli amici, le guide spirituali e le sorelle e i fratelli dei nostri cammini di fede che potrebbero affiancarci durante alcune parti del cammino. Quando possibile, sarà fondamentale scegliere con cura le persone che faremo salire a bordo della nostra nave. Ci saranno marinai e marinaie che cercheranno di distrarci dalla rotta, isole apparentemente bellissime su cui saremo tentati di approdare dimenticando la meta.

Un ruolo importantissimo avranno poi le dotazioni di bordo, quello che decideremo di portare con noi. Dovremmo fare attenzione a non compiere gli stessi errori di Lord Franklin. Dovremmo evitare di nutrirci con cibo che può lentamente e invisibilmente avvelenare il nostro corpo e la nostra anima, come la mormorazione o la pornografia. Dovremmo cercare di non lasciarci abbagliare da porcellane e argenterie, dalla ricerca del lusso e del superfluo. E infine dovremmo scegliere con cura i volumi da riporre nella nostra libreria. Non ne serviranno 5000, non importa la quantità, potremmo avere libri che ci aiuteranno a rilassarci, a distrarci nei momenti di tensione e stanchezza, ma soprattutto a bordo del vascello del nostro matrimonio non potrà mai mancare l'unico Libro che ci aiuterà sempre a mantenere la rotta, il Libro che saprà sempre guidarci attraverso le intemperie e accompagnarci nelle giornate in cui il sole splenderà e il mare sarà azzurro e calmo.

Lasciate che il Signore guidi la vostra spedizione con la sua Parola.

Buon cammino 

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